Lo Stato funziona ?

Umberto Cogliati
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Stato

Iniziamo con questo articolo una piccola analisi: “Lo Stato funziona?”. Toccheremo alcuni temi, sperando di essere utili nella comprensione.

Ringraziamo Umberto Cogliati per il suo prezioso contributo. A presto!

“Lo Stato è l’organizzazione politica e giuridica di una comunità stabilmente stanziata su un territorio”

 

Che vi siano carenze nel funzionamento del nostro Stato è notorio, sarà uguale in Paesi simili al nostro? Può essere. Per stare in casa nostra e affidandoci alla classe politica, maggioranza e opposizione non fa differenza, leggiamo sempre che nei programmi elettorali in vista di elezioni, non sono mai assenti, quasi in questo ordine: la sicurezza, la scuola, la salute, l’economia, e altri.

L’economia; ne diamo uno sguardo sintetico, senza approfondire più di tanto.

Una materia, forse la principale, è l’Economia; da questa derivano tutti i movimenti di qualsiasi legge, regolamento, normativa, sia dello Stato che di ogni privato. Certo lo Stato è, verosimilmente, il più grande operatore economico; anche gli Enti locali, Comuni e altre aggregazioni periferiche entrano in gioco, ma in questa sede ci azzarderemo a evidenziare le carenze solo dello Stato, e toccheremo solo qualche aspetto interessante, a chi scrive prima ancora di chi legge.

Sappiamo che nel grande coacervo dello Stato la sua mano entra, a diversi settori nei quali si divide l’economia, che solo per memoria, li ricordiamo:

Il settore primario, che comprende l’agricoltura, gli allevamenti, le estrazioni, la pesca.

Il settore secondario, comprende la produzione industriale e l’artigianato di produzione.

Il settore terziario, comprende la sanità, il commercio, il turismo, l’artigianato di servizi.

Bene, lo Stato interviene in molti modi in tutti i settori, attraverso la spesa corrente (gli stipendi e le varie spese fisse e ricorrenti) e gli investimenti (spese per opere pubbliche, spesso contraendo prestiti, ‘mutui’, che poi restituisce a rate).

Tutte queste spese correnti andrebbero pagate con le entrate correnti, le tasse, ecc.

Ecco il primo atteggiamento dello Stato fuori dalle regole di cui sopra: le spese correnti e le quote per pagare le rate dei mutui (che sono ricorrenti) andrebbero affrontate con le entrate correnti, invece lo Stato fa spese senza disporre di entrate. E’ così, che si forma il debito pubblico il quale è nocivo perché chi presta soldi allo Stato (i cosiddetti buoni del tesoro) pretende giustamente gli interessi.

Ancora. Abbiamo accennato alle spese correnti: bene, anzi, male; qui si mette di mezzo un demonio che si chiama “evasione fiscale”; questo fenomeno sottrae alle entrate dello Stato una fetta non indifferente; se pensate che, euro più, euro meno, l’evasione fiscale in Italia, ogni anno, si aggira intorno ai 100 miliardi. Praticamente questa scappatoia equivale alla somma degli interessi sul famoso debito pubblico di cui abbiamo parlato più sopra. Ci chiediamo: ma non si può trovare la strada per risolvere il problema dell’evasione fiscale? Sappiamo che ci sono uffici e squadre appositi, la stessa Guardia di Finanza si muove e, ogni tanto, un po’ di rado, si sente parlare  di “scoperte” di evasori, ma sono sempre pochi sul totale. E allora?

Teniamo sempre presente ed è uno scandalo, che le tasse, al centesimo, le pagano tutti i lavoratori dipendenti.

Osserviamo ancora. Si sa che da non molti anni l’economia ha cambiato vestito. Da come era improntata solo un secolo fa, oggi l’economia si è spostata più sulla finanza. Cosa vuol dire? Che un’ azienda, invece che produrre e vendere i prodotti, e coi profitti ingrandire gli insediamenti, ricercare prodotti nuovi, modi di lavorare più moderni, coinvolgere sempre di più la manodopera (la famosa frase, la nostra fabbrica è come una famiglia), invece che tutto questo si vende anche la fabbrica; se il momento è buono si ascolta la speculazione e l’obiettivo diventa quello, magari si delocalizza, gli operai perdono il posto e si capisce come qualcuno guadagni e qualcuno impoverisca ancora::, si vede come dal punto di vista sociale passare dalla regola economica classica alla finanza è tutta nell’insieme, un’altra cosa, negativa; si muovono i soldi ma si perde, insieme al posto di lavoro e al mantenimento della famiglia, la professionalità accumulata che è un grande valore, dimenticato, che si butta alle ortiche.

Consideriamo ancora ; in tema dei costi delle forze lavoro, da noi rispetto ai Paesi europei più progrediti, Germania e Francia, come ci sia una differenza che tende a impoverire il nostro Paese: la fuga all’estero della manodopera buona e la sostituzione, solo quantitativa, con i numeri dell’immigrazione, oltre che, in prospettiva, teniamolo presente, qui non si fanno più figli. A questo si aggiungano lo squilibrio tra nord e sud e, come abbiamo detto, l’esagerato debito pubblico che, da solo, assorbe, in interessi, la metà dell’avanzo di Bilancio.

Da ora dovremo anche pagare i dazi su tutti i prodotti che esporteremo negli USA e da qui l’impegno a diversificare i mercati rispetto a quello americano , che è il più grande.

 

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