Leone XIV

di Umberto Cogliati
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E così, dall’8 aprile 2025, abbiamo un nuovo papa. Si dice che sia americano, ma ne dirò più avanti. L’impressione è buona, l’aspetto è rassicurante. Interessa molto di più il suo ruolo e come si regge un papa. Questo Leone XIV, segue Francesco del quale si può dire che era un Capo molto amato, e il ricordo di lui non è per nulla cancellato e ora l’opinione di tanti è stare a vedere come Leone somigli a Francesco.  E’ questo il sentimento si direbbe prevalente in grande parte dei cattolici. Ma andiamo oltre: in questi giorni, dall’elezione del papa, i media, di lui, ne dicono di tutti i colori, se ne vedono e se ne sentono, al punto che chi sente avverte molti particolari per un personaggio ancora poco conosciuto. Pazienza.

Vorrei però portare il discorso su un altro piano. In piazza San Pietro e vicinanze c’era qualche centinaio di migliaia di persone, agghindate per come si fa nei grandissimi avvenimenti, moltissime bandiere; c’è da supporre che in molte altre parti del mondo l’interesse per l’avvenimento fosse analogo. Non risulti improvvido, se non blasfemo, quell’entusiasmo, e potremmo dire gioia, sarebbero stati uguali se il papa eletto  fosse stato un altro. Voglio dire che prevale lo schema secondo il quale c’è il papa perché ci sono i cattolici. In altre parole: il papa si identifica in quella moltitudine di persone che stavano attendendo. Ora chiariamo. Il tanto atteso è risultato Leone, bene: la spaventosa testimonianza di quel mondo che lo stava aspettando, per primo, prima del papa, stava a dimostrare la forza della cattolicità che in questa occasione si è, per così dire, data un appuntamento su un evento che era voluto e atteso. In altre parole il papa, lo era Francesco e lo è Leone, il vertice della piramide.

Chi può negare che il “ricambio” del papa non comporti anche un risveglio religioso dell’accostarsi a Gesù Cristo, che è poi il fine ultimo di ogni cattolico? Allora il nuovo papa,  vertice della nostra piramide, è lo strumento proprio per instillare in quel tempo di lunga attesa, in ognuno che attendeva nella piazza, tutti, aggiungo perfino in una condizione dei più disattenti, quel sentimento che  può essere trasferito, quel contenuto positivo che il grande evento si trascina.

Così dicendo abbiamo il mondo cattolico  gravato da una duplice responsabilità che si piazzano l’una nella gerarchia e l’altra nei fedeli, i quali, entrambi e insieme, sono la Chiesa. Praticamente una sola realtà divisa in due che rappresentino, si direbbe in pari grado (?), la Chiesa di Cristo. Qui viene spontaneo un quesito: è augurabile che le due realtà si “amino”, si aiutino, una sull’altra, producendo sinergia per il comune obiettivo della santità? Il quesito è di quelli forti, la situazione attuale ci dice che una delle parti di cui sopra è chiamata “gerarchia”, un sostantivo che la dice lunga, a me ma a tutti.

Ho parlato del papa come dell’assoluto nella piramide cattolica, per i credenti successore di San Pietro, primo papa e Vicario di Cristo come lo sono tutti i papi, da lui, San Pietro a Leone. E i doveri, molti, che non si possono nascondere, semmai si moltiplicano per la figura di Chiesa: Una, Santa, Cattolica, Apostolica.

La conseguenza di questo discorso è tremenda. Uno dei molti problemi in capo alla richiamata “gerarchia” è da dove si comincia a “convertire” quel mondo che è sempre tanto, a partire da coloro,  che, a volte in nome di Dio, sparano e uccidono i loro simili, e tutti i tanti fenomeni che anche oggi angustiano il mondo e sembra, si ha l’impressione, che la grande e a suo modo potente struttura della Chiesa cattolica, risulti inefficace, e questa inefficacia sconta anche la difficolta di coinvolgere il popolo di Dio in questa crociata. Non si possono qui tacere le battaglie di Francesco contro ogni tipo di guerra,  di ingiustizie e di sopraffazioni che sono, non dimentichiamolo, i primi problemi per l’umanità. Si dirà che questa è retorica e questa, me compreso, è il facile pretesto per voltarsi dall’altra parte.

Mi permetterete di lambire la condizione in cui si trova il mondo di oggi e le potenziali relazioni che tutto il mondo cattolico, gerarchia e fedeli, dovrebbero avere scritti nella prima pagina della loro agenda; quella pace già invocata da Leone nelle sue prime parole al mondo e della quale anche i fedeli dovranno farsene carico.

Poi si sa che i problemi sono sempre molti e difficilmente risolvibili; con un amico stavamo osservando il conclave e ci siamo detti: questa moltitudine di Autorità non possono finalmente dar vita a una guerra contro la guerra? Da dove si comincia? Da papa Leone XIV. Lui c’è: noi confidiamo, con speranza.

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